Il fondo antiquario-archeologico della biblioteca dei Benedettini di Catania. Primi risultati da un progetto di studio e digitalizzazione Stefania Pafumi1, Annarita Di Mauro1, Graziana Oliveri2, Samuele Barone2 1 Dipartimento di Scienze Umanistiche, Università di Catania, Italia {stefania.pafumi@unict.it; a.dimauro@ibam.cnr.it} 2 IBAM CNR, Catania, Italia grazianaoliveri@tiscali.it; s.barone@ibam.cnr.it Abstract. The research activity undertaken by the Institute for Archaeological Heritage of the National Research Council (IBAM- CNR) is focused on the study, analysis and digitization of the ancient collection from the library of the former monastery of San Nicolò l’Arena in Catania. It is an ancient and complex patrimony of books and manuscripts that came together in the collections of the combined libraries “Civica and A. Ursino Recupero” in Catania (BCUR), following the suppression of the religious corporations (1866). Through a systematic examination of the late 19th century written catalogue, printed books and manuscripts mainly dating to between the 16th and 19th centuries were identified, registered and digitized. These are works whose central theme is an interest in the material evidence of the ancient world, or that have taken such evidence into consideration in their scholarly works of historical reconstruction, aesthetic discussion or of other types. Keywords: Keywords: digitization, ancient books, manuscripts, antiquities, archaeology. 1 Introduzione Dal 2007 il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania (DiSUM) ha avviato un ampio progetto multidisciplinare, denominato “Progetto Benedettini”, che ha per oggetto lo studio delle collezioni del museo e della biblioteca dei Benedettini del monastero di S. Nicolò l’Arena di Catania, confluite, com’è noto, nel patrimonio civico a seguito della soppressione delle congregazioni religiose avvenuta nel 1866. Scopo del progetto, che ha già visto impegnati diversi specialisti, è lo studio complessivo delle collezioni benedettine catanesi, la ricostruzione delle loro 108 vicende formative, la ricognizione degli oggetti che componevano le varie collezioni, con particolare attenzione rivolta a quelle di antichità 1 . A seguito di queste iniziative di studio, editoriali e didattiche, promosse dal 2007 ad oggi, gli studi sul collezionismo e sulle collezioni storiche catanesi del XVIII secolo, già presenti fra gli interessi di ricerca dell’ateneo catanese, ma, forse, non sufficientemente valorizzati, hanno registrato un notevole incremento. Il ritrovamento, lo studio sistematico e la pubblicazione d’inediti documenti d’archivio, ha reso possibile precisare per la prima volta anche lo scenario culturale nel quale si colloca la diffusione a Catania della pratica collezionistica e la conseguente nascita del museo dei Benedettini di S. Nicolo l’Arena e del coevo museo di Ignazio Paternò Castello, principe di Biscari2. Dopo il terremoto del 1693, infatti, l’interesse per il collezionismo accomunò aristocratici e religiosi che, in vario modo e a vario titolo, legarono al prestigio sociale derivante dalle loro collezioni, alla passione antiquaria o alla semplice curiosità erudita, anche un consapevole tentativo di restitutio delle passate grandezze della città etnea, contribuendo ad accrescerne l’identità civica3. In questo quadro si inserisce il contributo più recente del team di ricercatori e tecnici dell’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del CNR di Catania, reso possibile grazie al Progetto “Science & Technology Digital Library” attivo dal 20134. Esso riguarda la digitalizzazione e lo studio del patrimonio librario, manoscritto e iconografico appartenuto alla biblioteca benedettina di Catania, con particolare riferimento alle sezioni più strettamente connesse con gli interessi collezionistici degli stessi monaci catanesi che contribuirono alla formazione del museo di antichità e naturalia del monastero5. Le collezioni del museo, allestito dagli anni Trenta del XVIII secolo in un’ampia galleria del monastero divisa in cinque stanze, furono, 1 Sono parte integrante del progetto, oltre alla pubblicazione dei risultati della ricerca (cfr. quanto già pubblicato in [1]; [2]; [3]) anche la realizzazione di un sito web dedicato alle diverse forme di collezionismo a Catania nel XVIII secolo, con particolare riguardo per il collezionismo di antichità; la realizzazione di mostre in modalità multimediale; l’organizzazione di seminari e giornate di studi sul collezionismo; la divulgazione dei risultati della ricerca anche attraverso attività didattica rivolta agli studenti degli istituti superiori della città. 2 Cfr. [4]; [5]; [6]. 3 Per questi aspetti si rimanda a [2]; [6]; [7]. 4 L’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali (IBAM) del CNR è impegnato dal 2013 nel progetto “Science & Technology Digital Library”, coordinato dall’Ufficio Sistemi Informativi e Documentali del CNR (Roma) diretto dall’Ing. Maurizio Lancia (Protocollo siglato tra MIUR e CNR con convenzione del 17 luglio 2012 siglata tra CNR e Dipartimento per la digitalizzazione della pubblica amministrazione e l’innovazione tecnologica della Presidenza del Consiglio dei Ministri). All’IBAM è stato affidato il coordinamento delle attività nell’ambito del WP 9, “Digitalizzazione del patrimonio storico”. 5 In generale per il museo dei Benedettini di Catania e la storia della sua formazione si rimanda a [2] dove si troverà anche menzione della bibliografia precedente. In particolare per le collezioni archeologiche si veda adesso [3]. 109 infatti, il risultato di numerosi episodi collezionistici6, sebbene Vito Maria Amico (1697-1762) e Placido Maria Scammacca (1700 ca.-1787) ne siano ritenuti unanimamente gli iniziatori e fondatori7. Dalle indagini condotte in questi anni, è emersa chiaramente l’esistenza di un progetto unitario che coinvolse non solo il museo, ma anche la biblioteca del monastero8. Nella prima metà del XVIII secolo, infatti, la preesistente biblioteca rinacque e si accrebbe con acquisti mirati, specialmente a supporto di quegli interessi che, investendo i vari ambiti disciplinari del collezionismo dell’epoca, trovarono concreta rappresentazione nel museo del monastero. Una lettera di Salvatore Maria di Blasi indirizzata al priore Benedetto Ascenso nel 1801 riassume per noi le tappe principali della formazione del museo e della biblioteca. A proposito della biblioteca ci fornisce i nomi dei monaci che vi furono maggiormente coinvolti: Riccioli; Castelli; Buonanno. Il lavoro di lettura e decodifica delle informazioni contenute nei documenti d’archivio di natura contabile, condotto negli ultimi anni ha permesso di aggiungere nuovi particolari alla ricostruzione storica delle vicende formative della biblioteca, rivelandoci, ad esempio, che tra il 1747 e il 1752 si completò l’acquisto dell’intera libreria dell’arcidiacono Milia di Messina, ricca di classici latini e greci, numerosi testi storici, filosofici e naturalmente molti testi teologici; o, ancora, che incrementi notevoli negli acquisti di libri si ebbero, negli stessi anni, grazie all’eredità del sacerdote Agostino Maglia, appositamente utilizzata9. Grazie alle ricerche più recenti, inoltre, è emerso più chiaramente il ruolo che anche nella biblioteca, come per il museo, ebbe il monaco Placido Maria Scammacca, che dal monastero romano di San Paolo fuori le Mura, dove si era trasferito negli anni ‘40 del secolo, provvide a effettuare numerosi acquisti. Lo stesso Scammacca, la cui personalità andrebbe meglio studiata, tornato a Catania, divenne non solo il custode del museo, ma anche il bibliotecario. Attualmente il Fondo Benedettino, che si compone di oltre 18.000 volumi, è custodito presso le Biblioteche Riunite “Civica e A. Ursino Recupero” di Catania, istituzione con cui l'IBAM ha stipulato nel 2013, un accordo di collaborazione per la realizzazione del progetto di digitalizzazione.10 Esso è ancora oggi collocato, 6 Per tutti questi aspetti della ricerca si rimanda a quanto già pubblicato in [2]; [3]. 7 Per quanto riguarda la data di fondazione del museo di S. Nicolò l’Arena, sembra ormai certo di doverla collocare tra il 1737 ed il 1741. Un terminus ante quem è rappresentato dall’anno della pubblicazione del III volume della Catana illustrata di Vito Amico nel quale l’autore menziona più volte il museo come realtà costituita. Cfr. [2], in particolare pp. 173-174. 8 [2], in particolare pp. 160-163. 9 Archivio di Stato di Catania, Fondo Benedettini, vol. 884, Registro di cassa 1749-1751; vol. 885, Registro di cassa 1751-1753; vol. 819, vacchetta di conti 1747-1749. 10 Le Biblioteche Riunite “Civica e A. Ursino Recupero" occupano attualmente gli originari locali della Libreria benedettina, del Museo e del Refettorio piccolo, della Sala Emiliano Guttadauro e della Stanza del Cellerario, del monastero catanese, divenuto oggi patrimonio 110 perlopiù, all’interno degli scaffali lignei della “Sala Vaccarini”, progettata per contenerlo e inaugurata nel 177311 (fig. 1). La ricchezza della biblioteca giunta fino a noi ben documenta la versatilità dello studio e l’ampiezza degli interessi dei monaci nei vari campi del sapere, dalla teologia alla filosofia, dall’antiquaria alla storia, dalla geografia alle scienze naturali. Gli esemplari con i quali si è scelto di avviare la digitalizzazione costituiscono la sezione di specifico argomento archeologico e antiquario del fondo. Essa si compone di opere edite dal XVI alla metà del XIX secolo, che pongono al centro della loro trattazione l’interesse per le testimonianze del mondo antico o che a vario titolo, e con diversi risultati, prendono in considerazione i reperti archeologici ai fini di una ricostruzione storica o elaborazione estetica 12. Tale sezione “antichistica”, in verità, non è mai esistita come tale nell’originaria classificazione e catalogazione operata dai monaci ed è stato necessario, pertanto, avviare da subito laboriose operazioni di ricognizione e studio, al fine di giungere a un’ideale ricomposizione del nucleo tematico. Oltre ai volumi a stampa, nell’ambito dello stesso progetto si è ritenuto utile estendere l’indagine e la digitalizzazione anche ad alcuni manoscritti pertinenti al tema o contenenti stralci, estratti e appunti di argomento archeologico o antiquario in genere. In assenza di un catalogo elettronico, la ricognizione è avvenuta, per quanto riguarda i volumi a stampa, attraverso lo spoglio sistematico dello schedario cartaceo tuttora in uso e del poderoso inventario topografico manoscritto in due volumi, redatto da Carmelo Ardizzone alla fine dell’Ottocento13; per quanto riguarda invece i manoscritti, attraverso un paziente lavoro di ricerca condotto sull’inventario generale redatto da Orazio Viola tra il 1938 e il 1942. Questi sono gli unici strumenti inventariali di cui si dispone, non essendo stati trovati, finora, inventari precedenti. Un aspetto molto importante della ricerca è, tuttavia, rappresentato, come già accennato, dalle indagini, tuttora in corso, sui documenti contabili del monastero (libri mastri, giornali di libri mastri e vacchette) del Fondo Benedettino conservato presso l’Archivio di Stato di Catania. Le informazioni desumibili da questi documenti si stanno rivelando particolarmente utili al progetto, perché permettono di individuare acquisti e di registrare presenze altrimenti non note, specialmente nel caso in cui i volumi siano andati dispersi o irrimediabilmente perduti. Lo studio del nucleo, in tal modo ricomposto, del quale si sta procedendo in parallelo anche alla realizzazione e pubblicazione di un catalogo dettagliato corredato mondiale dell’UNESCO e sede del DiSUM (Dipartimento di Scienze Umanistiche) dell’Università degli Studi di Catania. 11 La “Sala Vaccarini” della “libraria” dei PP. Cassinesi, attualmente in fase di restauro, fu progettata dall’architetto palermitano Giovanni Battista Vaccarini (Palermo 1702 - Milazzo 1769). 12 Di fondamentale importanza per la definizione dei confini entro i quali contenere l’indagine rimane [8]. 13 Il Catalogo topografico fu redatto da Carmelo Ardizzone e Vincenzo Finocchiaro nel 1898- 1901; fu poi preso in consegna nel 1926 con la registrazione delle mancanze da parte di Giuseppe Villaroel. 111 da immagini dei frontespizi14, pur non avendo pretesa di esaustività è, tuttavia, in grado di offrire una panoramica davvero efficace per chiunque voglia capire il ruolo dell’antiquaria e la portata del suo contributo all’evoluzione del metodo storiografico, specialmente in quella delicata fase di passaggio che è rappresentata dal XVIII secolo, quando, cioè, ebbe origine e sviluppo la moderna disciplina storica dell’archeologia. (S.P.) Fig. 1 “Sala Vaccarini” – Biblioteche Riunite “Civica e A. Ursino Recupero” di Catania. 2 I manoscritti Una parte di non trascurabile importanza della sezione archeologico- antiquaria del Fondo benedettino, selezionata per la digitalizzazione, è rappresentata da alcuni manoscritti in cui è stato possibile trovare riferimenti, talvolta dispersi fra carte di vario argomento, a temi e oggetti di carattere antiquario e archeologico. In generale il criterio di scelta degli argomenti è riconducibile agli interessi di studio e di approfondimento dei monaci benedettini, interessi legati alle loro indagini e ricostruzioni storiche e soprattutto alle raccolte del museo in formazione. 14 Il catalogo, a cura di S. Pafumi, A. Di Mauro e G. Oliveri, è attualmente in fase di stampa. 112 Allo stato attuale delle operazioni, gli esemplari selezionati e digitalizzati sono 1315. All’interno di questo nucleo è possibile annoverare sia manoscritti compositi organizzati, in cui sono stati riuniti in modo più o meno coerente e consapevole testi dedicati interamente all’antico, sia manoscritti eterogenei e miscellanei che racchiudono, cioè, oltre ad estratti di vario argomento, anche parti che rimandano al mondo antico. Alla prima tipologia appartiene l’esemplare Civ. Mss. D. 72: un manoscritto composito organizzato di 215 carte, vergato a più mani, risalente alla seconda metà del XVII sec. In esso sono trascritte parti estrapolate da diverse opere edite nella seconda metà del Seicento, accomunate dall’attenzione per le testimonianze del passato16. La raccolta si apre con il frontespizio delle Miscellanea eruditae antiquitatis (c. 3) di Jacob Spon (Lione 1647 - Vevey 1685), uno dei più qualificati esponenti dell’antiquaria francese cui si deve, com’è noto, un nuovo sistema di classificazione per lo studio dell'antichità, fondato non solo sulle fonti antiche, ma anche su monete, iscrizioni e oggetti della vita quotidiana, documentazione per la prima volta ritenuta utile alla ricostruzione della storia antica17. Tale classificazione è riconosciuta fondamentale anche dall’autore del manoscritto che ne riporta fedelmente il testo, anche se si riserva in certi casi un margine di libertà nella trascrizione, non tralasciando, però, di riprodurre a penna le iscrizioni e i disegni delle Miscellanea, eseguiti con una particolare precisione ed esattezza nella definizione dei dettagli e delle proporzioni (fig. 2). All’opera di Spon seguono estratti dell’opera di Jean-Jacques Chifflet (Chiflet) (Besançon, 1588-1660) medico, antiquario e archeologo della contea di Borgogna. In particolare, ritroviamo parti tratte dall’Anastasis Childerici I. Francorum Regis, Sive Thesaurus Sepulchralis Tornaci 15 Alla fase attuale del progetto sono stati digitalizzati i seguenti manoscritti riconducibii alla sezione tematica prescelta: Civ. Mss. D. 72 (già 1.39.22); Civ. Mss. A. 22. (già 1.40.208); Civ. Mss. B. 54. (già 1.40.145); Civ. Mss. A. 21. (già 1.40.207.3.); Civ. Mss. B. 65. (già 1.40.154); Civ. Mss. B. 20. (già 1.40.192); Civ. Mss. E. 72 (già 1.39.245); Civ. Mss. B. 64 (già 1.40.155); Civ. Mss. B. 30-31 (già 1.40.125.1-2); Civ. Mss. A. 19 (già 1.40.207); Civ. Mss. F. 92 (già 1.39.204); Civ. Mss. D. 33 (già 1.40.12); Civ. Mss. B. 22 (già 1.40.107). 16 La presenza di più numerazioni confermano l’origine sciolta di questi fogli e l’intenzionalità subentrata, probabilmente in un secondo momento, di creare un unico volumen. Nel catalogo dei manoscritti redatto da Orazio Viola, la raccolta è indicata con il termine generico di “Antiquaria (estratti o commenti ad opere di)”. Purtroppo al momento non abbiamo elementi per affermare dove sia avvenuta questa operazione: non sappiamo infatti se il manoscritto sia stato acquistato in questa veste a Roma o in un’altra città o se si sia proceduto successivamente a cucire insieme i fogli delle diverse sezioni all’interno del monastero benedettino catanese. Elementi di un certo interesse sono: la presenza di più mani e la trascrizione di opere che non sembrano mai essere state possedute dalla biblioteca bendettina. 17 Per indicare questa nuova scienza Spon utilizza il termine “Archaeographia” che definisce una «declaratio sive notitia Antiquorum monumentorum, quibus Veteres sui temporis Religionem, Historiam, Politicam, aliasque tum artes tum scientias propagare posterisque tradere studuerunt» e prosegue con una ripartizione in parti che seguono le linee tematiche affrontate nel corso dell’opera. Cfr. [9], pp. 111-138; [10], pp. 158-159. 113 Nerviorum effossus et commentario illustratus, che il Chiflet pubblicò nel 1655 a seguito del ritrovamento della tomba del re dei Franchi Childerico nella chiesa di S. Brice a Tournai in Belgio e che può essere considerato uno dei primi rapporti “scientifici” di uno scavo archeologico; e ancora, del De Antiquo Numismate Liber Posthmus del 1656, opera contenuta nella Dissertatio de Othonibus aereis, e del Ioannis Macarii canonici ariensis Abraxas, seu Apistopistus Quae est antiquaria de gemmis basilidianis disquistio del 1657. Altre parti sono invece riprese da diverse opere erudite del Seicento, in lingua latina, la cui presenza denota l’interesse per un livello “alto” della produzione scientifica dedicata al tema dell’antiquaria e dell’archeologia, rappresentata in molti dei suoi aspetti ed esponenti. Altro manoscritto degno di nota per gli studi antiquari e archeologici e, nello specifico, per la Roma cristiana, è l’esemplare Civico Mss. B. 20 (già 1.40.192), un codice appartenuto a Placido Maria Scammacca, composto di dieci sezioni di aspetto codicologico e datazione differente (secc. XVI-XVII)18. Le sezioni sono introdotte da un indice degli argomenti stilato dallo stesso Scammacca e da un compendio sugli usi liturgici della Basilica Vaticana nel sec. XII (Particula excerpta ex libro Benedicti Canonici S. Petri). A questa prima sezione segue un nucleo tematico più organico costituito dalle fonti importanti per la conoscenza dell’antica Basilica di S. Pietro di età costantiniana, prima del progetto di renovatio Urbis avviato durante l’età rinascimentale. Le sezioni 2-3 sono, infatti, occupate dalle copie della Descriptio Basilicae Vaticanae di Pietro Mallio19 e del De rebus antiquis memorabilibus di Maffeo Vegio20, quest’ultimo estratto dall’originale da Giacomo Ercolano21 e ricevuto 18 Sulla c. IIv si legge la nota di possesso: Bibliothecae S. Nicolai de Arenis Catanae ex dono P. D. Placidi M[ari]a Scammacca ut non extrahetur sub poena excom[municationis] latae sententiae. Le sezioni 1-4 sono le più antiche (risalgono al XVI sec.) e presentano un legame contenutistico più unitario in quanto raccolgono fonti e materiali sulla Basilica Vaticana; le sezioni 5-10, invece, custodiscono materiali tra loro disconnessi e giustapposti in maniera casuale. 19 L’opera del canonico Pietro Mallio è nota in due redazioni differenti: la prima risale al 1160, curata dallo stesso Mallio e dedicata ad Alessandro III, la seconda fu scritta intorno al 1192 ed è il frutto di una revisione del testo ad opera del canonico di S. Pietro Romanus. Il manoscritto Civico B. 20 (già 1.40.192) testimonia la prima redazione della Descriptio che l’Alfarano, a dir suo, avrebbe tratto <>. Si veda [11], p. 265, nota 16 e p. 266 nota 17. 20 Maffeo Vegio, umanista (Lodi 1407-Roma 1458), autore del De rebus antiquis memorabilibus basilicae S. Petri Romae (composto fra il 1455 e il 1457), primo importante studio di archeologia cristiana che ripercorre la storia dell’antica basilica vaticana dalla sua fondazione alla metà del XV sec., momento in cui Niccolò V ne decretò la radicale ristrutturazione. 21 Giacomo Ercolano (Roma 1495-1573) fu dal 1540 altarista dell’altar maggiore della Basilica e dal 1558 canonico di S. Pietro. 114 successivamente in testamento dal suo allievo Tiberio Alfarano 22 che lo ha poi trascritto nel nostro codice. La sezione 4 è invece occupata dal Supplemento ai libri del Mallio e del Vegio23 di Tiberio Alfarano, tramandato autografo, che completa questo excursus sulla Basilica Vaticana fornendo un aggiornamento delle due fonti principali precedenti da cui aveva attinto importanti informazioni corredandole di postille e correzioni24. Si tratta di una serie di appunti e annotazioni scritti in volgare che furono probabilmente funzionali e preparatorii al De Basilicae Vaticanae antiquissima et nova structura (1582), la sua trattazione di più ampio respiro, come dimostra anche la scelta del latino.25 Il materiale cinquecentesco contenuto nel codice suscitò sicuramente l’interesse del priore Scammacca per i suoi riferimenti epigrafici e per le inedite informazioni sulla Basilica Vaticana. L’interesse è documentato anche dall’esistenza nella biblioteca benedettina di una “bella” copia dell’intero esemplare (Civ. Mss. B. 65), in cui sono riprodotti, sebbene con minore acribia tecnica, anche i disegni realizzati dall’Alfarano. Particolarmente degno di nota è, poi, il Civ. B. 30-31 (già 1.40.125.1-2), uno dei manoscritti del XVII sec. più discussi e controversi della tradizione degli studi sull’archeologia catanese. Si tratta di una copia “di mano aliena” dell’Istoria delle cose insigni, e famose successe di Catania, scritta da Ottavio D’Arcangelo e riordinata da Valeriano Di Franchi, opera in due volumi, corrispondenti alla Cataneide antica e alla Cataneide moderna. Il primo (fig. 3) reca la data 1621 e la dedica di Ottavio D’Arcangelo all’Illustrissimo Senato della Clarissima città di Catania. È diviso in tre libri in cui si discetta sulla fondazione di Catania, della sua origine e antichità, di molti popoli, città e luoghi a lei soggetti, da lei originati e fondati e di molti Reggi, Principi, huomini famosi ed eroi26. Il secondo volume presenta, invece, la dedica del priore di Cerami, Valeriano di Franchi all’II.mo Senato datata 1633 che, come si legge, essendo passata a miglior vita l’anima di D’Ottavio D’Arcangelo e non havendo Lui potuto finirla, si occupò di sistemarla e di riordinarla. 22 Tiberio Alfarano, nato a Gerace e attivo a Roma già dal 1544, unì al proprio materiale i fascicoli ereditati da Giacomo Ercolano come si desume dalle note da lui apposte al manoscritto. 23 L’opera dell’Alfarano oltre al manoscritto Civico B. 20 (già 1.40.192) è contenuta nel Vat. Arch. Cap. S. Pietro G 5. Il manoscritto catanese è probabilmente posteriore, si presenta infatti, più ordinato ed organico con immagini illustrative della Basilica. 24 <>. Cfr. [12], p. 150. 25 Si veda l’edizione di M. Cerrati [13]. In generale [10]. 26 Civ. Mss. B. 30 c. 1. 115 Esso è diviso in 14 capitoli e tratta di tutti i Vescovi delle Città e sua Diocesi cominciando dal primo, San Berillo, discepolo di San Pietro Apostolo sino alli tempi che oggi corrono. La parte di maggiore interesse per gli studi antiquari è rappresentata in questo caso non tanto dai contenuti, spesso inattendibili27, quanto dai disegni dei libri secondo e terzo del primo volume28, laddove l’autore sospende la laddove l’autore sospende la narrazione storica e delinea la topografia della città antica, corredandola di numerose illustrazioni realizzate a penna su una carta filigranata. Sebbene molti dei monumenti e reperti illustrati non siano correttamente riconosciuti e descritti, è possibile talvolta scorgere qualche notizia sullo stato in cui si trovano alcuni importanti monumenti della città prima della grande eruzione del 1669 e del catastrofico terremoto del 169329. Al XVIII sec. risalgono invece due manoscritti autografi di Vito Maria Amico, esemplari unici che ci permettono di ricostruire la storia, gli interessi e gli studi di un personaggio chiave della cultura antiquaria settecentesca catanese30. Il primo, Civ. Mss. B. 54. (già 1.40.145), è la versione autografa delle correzioni e aggiunte all’opera del Fazello, De Rebus Siculis decades duae (1558), corredata da appunti, annotazioni e postille (In Fazellum Notae et Animadversiones item et Auctarium) 31. Il secondo, Civ. Mss. A. 22. (già 1.40.208), è un esemplare composito fattizio della seconda metà del XVIII sec., che conserva una raccolta di scritti vari e minori dell’abate Amico. Si apre con la dedica agli Aetnaeos Pastores, datata 13 Julii 27 L'autore per sopperire alla mancanza di fonti letterarie fa ricorso ad opere false (ad es. Le epistole di Diodoro Siculo e il Trattato delle cose ammirabili di Pietro Biondo) e descrive anche eventi inverosimili per affermare la superiorità della città etnea rispetto a Palermo e Messina. Si veda [14]; [15]; [16]. 28 Copiose illustrazioni a penna: a cc. 365v, 366v, 367v figure d’antichi guerrieri; monete e medaglie a cc. 411v, 413v, 417v, 420v, 422v, 425v, 427v, 429v, 433v, 436v, 438v, 441v, 443v, 445v, 447v, 449v, 451v, 453v, 455v, 457v, 459v, 461v, 464v, 466v, 468v, 470v, 473v, 475v, 477v; a cc. 485v, 487v, 491v, 492v, 499v, 502v, 507v, 511v, 519v, 522v, 524v, 526v, 532v, 534v, 536v, 539v, 543v statue, colonne, rottami, edifici; sepolcri a cc. 547v, 550v, 552v, 554v; edifici a c. 568v; Circo Massimo a c. 571v; naumachia a c. 578v; terme a cc. 585v, 591v; anfiteatro o Colosseo a cc. 594v, 597v, 598r, 601v, 602r; tempio degl’idoli a cc. 606v, 607r; iscrizioni a cc. 615v, 618v, 621v, 623v; arco trionfale eretto dai Catanesi a c. 618v. Oliveri c.d.s. 29 Si veda [17], pp. 50-51. 30 Lo storico e geografo Vito Amico (Catania 1697-ivi 1762) fu membro di diverse accademie; il suo nome compare anche nella lista a stampa del 1758 dei membri della società degli Antiquari di Londra (si veda Civ. Mss. A. 317 “Scritti personali”). 31 L’opera di Tommaso Fazello, De Rebus Siculis decades duae (Panormi 1558) fu rivista e aggiornata da Vito Maria Amico. Gli appunti e le note dell’abate confluirono nel volume a stampa F. Thomae Fazelli siculi praedicatorum ordinis de rebus siculis decas prima criticis animadversionibus, atque auctario ab S.T. D.D. Vito M. Amico, & Statella … Catanae, ex typographia Joachim Puleji impress. Academiae Aetnaeorum, 1749. 116 1750, cui segue un breve testo latino dal titolo Sicilia Literaria32. All’interno del codice si segnalano almeno tre sezioni di particolare interesse storico-antiquario33: il Discorso Storico intorno all’obelisco ossia colonna egizia di Catania del Sig. D. Francesco Onorato Colonna e Ramondetto (cc. 164r-175r)34; l’epistola che Amico con lo pseudonimo di Diomo Amenanio pubblicò nel primo volume degli Opuscoli di autori siciliani (1758) indirizzandola all’illustre letterato siciliano Domenico Schiavo, in cui è descritto un bassorilievo portato da Roma per il museo di S. Nicolò da Placido Maria Scammacca (cc. 176r-189v )35; infine, la minuta d’istanza inviata al re per chiedere, in qualità di Abate e Regio storiografo, di ricevere in dono le Antichità di Ercolano, una delle opere archeologiche più interessanti della metà del ‘700, a tiratura limitata e donata solo su concessione regia (fig. 4)36. Infine, tra le raccolte miscellanee si menzionano: il Civ. Mss. A. 21, volume miscellaneo di argomento principalmente religioso in cui sono stati ritrovati due interessanti elementi, ovvero la trascrizione della sezione KatanaiΩn Catana Calcidensium è Naxo Colonia tratta dal Golzio37 (fig. 5) e sei carte sciolte intitolate Sopra un antichissimo altare di S. Agata; il Civ. Mss. B. 64, che comprende sette unità codicologiche a stampa e manoscritte con commenti autografi del messinese Domenico Quartarone all’opera di Francesco Bianchini, Considerazioni teoriche, e pratiche intorno al trasporto della colonna d'Antonino Pio collocata in Monte Citorio fatte da monsignor Francesco Bianchini, Roma 170438; infine, il Civ. Mss. D. 33, 32 Testo in latino rivolto ai membri dell’Accademia Ad Aetnaeos Pastores, fondata nel 1744 da Ignazio Paternò Castello, V Principe Biscari, di cui Vito Maria Amico era diventato membro, con lo pseudonimo di Diomo Amenanio. 33 Oltre alle sezioni descritte, si segnala la c. 52v in cui è presente la riproduzione a penna di un’antica medaglia con iscrizione greca, particolare della tavola XVI dell’opera di F. Ficoroni, I Piombi antichi opera di Francesco De Ficoroni dedicata alla santità di nostro signore papa Benedetto 14, in Roma, nella stamperia di Girolamo Mainardi, 1740. 34 Nel manoscritto è presente una sintesi della dissertazione del monaco Colonna Ramondetto dal titolo Discorso storico intorno all’obelisco ossia colonna egizia di Catania del Sig. d. Francesco Onorato Colonna e Ramondetta N.tro Academico. La versione integrale manoscritta della stessa dissertazione si trova invece in un volume del Fondo Ventimiliano della Biblioteca Regionale Universitaria di Catania (Ms. Ventim. Arm. 1. 117) nel quale sono raccolti anche altri manoscritti del Ramondetto di interesse archeologico. Vedi [2], p. 144 nota 3. 35 Il bassorilievo si trova attualmente nei depositi del Museo civico di Castello Ursino (inv. n. 64, rilievo con corteo dionisiaco). 36 Sull’effettiva presenza nella biblioteca benedettina di alcuni volumi delle Antichità di Ercolano, cfr. infra, I volumi a stampa a cura di G. Oliveri. 37 H. Goltzius, Sicilia et magna Graecia sive Historiae urbium et populorum Graeciae ex antiquis nomismatibus Liber primus, Antuerpiae 1618. 38 Il manoscritto contiene un indice del volume redatto per mano del priore Scammacca e sette unità codicologiche manoscritte e a stampa, segnalate in progressione numerica (1-7) con colore a matita rosso sulla prima c. In particolare, la sezione 4 comprende l’opera a stampa divisa in due parti di F. Bianchini, Considerazioni teoriche, e pratiche intorno al trasporto della colonna d'Antonino Pio collocata in Monte Citorio fatte da monsignor Francesco 117 raccolta miscellanea di appunti e parti estrapolate da opere di interesse storico- antiquario39. Per ultimi si segnalano anche il Civ. Mss. F. 92 (già 1.39.204), ricco di informazioni e note storiche sulla città di Paternò ed il Civ. Mss. E. 72 (già 1.39.245), una raccolta di disegni e figure del XVIII sec. che risulta divisa in due parti: la prima metà contiene disegni a fregi di stile barocco eseguiti a matita (inquadramenti complessi di scudi, stemmi, specchi e simili o motivi ornamentali per completamento di mobili, figure mostruose e satiriche); la seconda metà racchiude, invece, disegni a matita di figure maschili e femminili del repertorio mitologico degli antichi. (A.D.M.) 3 I volumi a stampa Quella che si presenta in questa sede è solo una sintesi dei risultati di un’indagine rivelatasi molto complessa per la lunga e travagliata storia del fondo preso in esame. L’individuazione delle opere da avviare alla digitalizzazione è avvenuta, come è già stato spiegato, attraverso un’attenta e laboriosa ricognizione sugli antichi cataloghi benedettini e il successivo raffronto sui registri topografici della biblioteca. Sono state in tal modo individuate 179 opere, che si è proceduto a schedare e ordinare cronologicamente, partendo dalle edizioni del ‘500 per arrivare ai volumi a stampa dell’ ‘800. Nel corso dello studio, la visione diretta dei singoli esemplari, di cui è stata effettuata movimentazione grazie al progetto di digitalizzazione avviato dall’IBAM CNR nel 2013, ha consentito di ricavare dati molto importanti per la conoscenza della storia del fondo. Tra questi dati sono da segnalare le numerose note di possesso che hanno permesso in qualche caso di confermare, in altri casi di conoscere per la prima volta, Bianchini, in Roma, nella stamperia della reverenda Camera Apostolica, 1704; la sezione 7 l’opera di Dominici Quartaironii Messanensis in Romano Archigymnasio Publici Matheseos Professoris et Sacrae Congregationis Kalendarij Consultoris Responsiones ad nonnullas assertiones pro reformatione Kalendarii Gregoriani accessit praeter bullam Clementis VIII … Romae, ex typographia Reu. Cam. Apostolicae, 1703. 39 Il manoscritto Civ. D. 33, la cui appartenenza alla collezione del Museo benedettino è documentata dalla nota apposta sulla carta di guardia e in basso nella prima carta, raccoglie Notizie Historiche ricavate da: La Historia Augusta da Giulio Cesare a Costantino il Magno. Illustrata con la verità dell'antiche medaglie da Francesco Angeloni Seconda Impressione con l’Emendazioni Postume del medesimo Autore, e col Supplimento de Rovesci, che mancavano nelle loro Tavole, tratti dal Tesoro delle Medaglie Della Regina Christina Augusta e descritti da Pietro Bellori Bibliotecario et antiquario di S. Mtà In Roma A spese di Felice Cesaretti libraro all'Insegna della Regina, 1685; da Hieroglyphica sive de sacris Aegyptiorum literis commentarii, Ioannis Pierii Valeriani Bolzanii Bellunensis del 1626; e dal Mappamondo Historico del Padre Antonio Foresti della Compagnia di Gesù. 118 percorsi di acquisizione di molti dei volumi su cui sono state riscontrate. Ad esempio, si veda il frontespizio del volume di E. Audrich, Institutiones antiquariæ quibus præsidia pro Græcis Latinisque scriptoribus nummis et marmoribus facilius intelligendis proponuntur ... Florentiæ, ex typographia Sacræ Cæs. Maiest., 1756 (fig. 6). La nota recita: Monasterii Sancti Nicolai de Arenis ad usum P. Placidi Mariae Scammacca a Catana. Essa è stata rintracciata in molti altri esemplari, a conferma del ruolo avuto da Placido Maria Scammacca nella formazione del fondo. Egli, infatti, fu per molti anni curatore della biblioteca e del museo del monastero benedettino e si distinse per i numerosi e importanti acquisti effettuati a Roma, destinati, non solo, all'incremento librario della biblioteca, ma soprattutto a supporto del museo benedettino che, insieme al monaco Vito Maria Amico, aveva contribuito a formare nel monastero di S. Nicolò l'Arena di Catania. La contiguità fisica del museo con la biblioteca spinse i monaci a dotare la biblioteca di volumi inerenti le collezioni in esso custodite. La passione per le antichità, in particolare, li indusse a raccogliere svariate opere, come cataloghi di altri musei, scritti dei più grandi collezionisti europei, libretti di curiosità antiquarie, album di disegni e stampe, che potessero servire da supporto alle attività del museo stesso40. Come apprendiamo dalla Guida del Bertucci, scritta nel 184641, un piccolo “fondo”, che comprendeva anche volumi di argomento scientifico, fu posto nella quinta stanza del Museo e i volumi che vi fecero parte conservano ancora oggi, segnata a matita, la collocazione “Museo. 5”. Tra le opere di argomento antiquario o archeologico che riportano tale collocazione è il caso di segnalare: La historia augusta da Giulio Cesare à Costantino il Magno di Francesco Angeloni, opera erudita, frutto di una lunga attività di studi storico-antiquari, corredata da tavole di antiche medaglie legate al periodo esaminato42. Degna di essere menzionata è anche la Roma subterranea nouissima in qua post Antonium Bosium antesignanum, Io. Seueranum ...43, prima traduzione latina, a cura di Paolo Aringhi, dell'opera fondamentale sull'archeologia cristiana di Antonio Bosio, che offre le prime notizie e illustrazioni sulle catacombe, sui cimiteri cristiani, sui sarcofaghi e mosaici esplorati nel sottosuolo della città. Tra i cataloghi dei grandi collezionisti possiamo citare le: Note ouero Memorie del museo del conte Lodouico Moscardo, nobile veronese44 (fig. 7), in cui è descritto uno dei più ricchi gabinetti di curiosità del XVII secolo, costituito dal Moscardo ancora secondo modelli tradizionali di collezionismo. La collezione, infatti, constava di medaglie, monete, idoli, figure votive, tombe, minerali, terrecotte, pitture, pietre preziose, disegni, oggetti dell’arte e della natura, anche bizzarri e curiosi o aventi un qualche 40 Cfr. [2], pp. 161-163. 41 [18], p. 37. 42 F. Angeloni, La historia augusta da Giulio Cesare à Costantino il Magno…[In Roma, per Andrea Fei, 1641]. 43 P. Aringhi, Roma subterranea nouissima in qua post Antonium Bosium antesignanum, Io. Seueranum ... Romae, expensis Blasij Diuersini, & Zanobij Masotti bibliopolarum. Typis Vitalis Mascardi, 1651, volumi 2. 44 L. Moscardo, Note ouero Memorie del museo del conte Lodouico Moscardo, nobile veronese: … In Verona, per Andrea Rossi, 1672. 119 possibile significato occulto, come geroglifici, amuleti, gemme, anelli. Tra i grandi repertori di musei vanno segnalati almeno i dieci tomi del Pedrusi, I Cesari in oro raccolti nel Farnese Museo45 (fig. 8), dedicati alle medaglie in oro dei Cesari della collezione Farnese. E ancora, degno di essere menzionato è sicuramente il volume del Bonanni, Musaeum Kircherianum46, descrittivo della famosa collezione romana seicentesca del padre gesuita Athanasius Kircher, divisa in dodici sezioni (Classes) inerenti le diverse categorie di oggetti: dalle antichità alle scienze naturali, alla fisica e alla matematica. Tra i manuali ricordiamo la prima edizione dell’opera più importante del Paruta, Della Sicilia di Filippo Paruta descritta con medaglie parte prima47 (fig. 9), fondamento della numismatica siciliana. Le tavole, incise in rame, riproducono monete di Palermo, Messina, Catania, Siracusa, Agrigento, Trapani, Cefalù, Mazara, Noto, Marsala, Lentini, Licata, Taormina, Argiro, Erice, Segesta, Ebla, Eraclea, Selinunte, Etna, Lipari, Malta, Pantelleria e altre località; rappresentano inoltre le effigi di Archimede, Conte Ruggiero, Guglielmo I, Arrigo di Svevia, l'Imperatore Federico, Carlo d'Angiò, Pietro e Costanza d'Aragona, Ferdinando d'Aragona, Carlo VIII, Carlo V. L’opera procurò al Paruta una grande fama e l’ammirazione del numismatico Leonardo Agostini che, nel 1649, ne curò la prima ristampa a Roma. Ritornando al fondo antichistico nel suo complesso, discorso a parte va fatto per le edizioni del Cinquecento, alcune delle quali di notevole pregio. In relazione all’interesse storico-antiquario, si possono segnalare almeno: il trattato Illustrium immagines di Andrea Fulvio che, attraverso una serie di riproduzioni di monete e medaglie imperiali, ci fornisce un repertorio iconografico degli imperatori e della loro cerchia muliebre, corredato di brevi cenni biografici desunti dalle fonti storiografiche antiche48; e ancora, la guida artistico-antiquaria del Contarini, L' Antiquità, sito, chiese, corpi santi, reliquie et statue di Roma, dedicata alla storia di Roma e alla descrizione dei suoi monumenti, chiese, strade, ma, secondo la tradizione medievale, anche alla storia dei santi legati alla città. 49 Nella sezione delle edizioni del ‘600, degna di menzione è l’opera del Buonarroti, Osservazioni istoriche sopra alcuni medaglioni antichi50 (10), che contiene i risultati dei primi studi iconografici sulle monete imperiali di bronzo, sulle medaglie degli imperatori romani e sulle gemme antiche presenti nella collezione del 45 P. Pedrusi, I Cesari in oro raccolti nel Farnese Museo, e pubblicati colle loro congrue interpretazioni. In Parma, nella stamperia di S.A.S., 1694-1727. 46 F. Bonanni, Musaeum Kircherianum …. Romae, typis Georgii Plachi cælaturam profitentis, & characterum fusoriam propè S. Marcum, 1709. 47 F. Paruta, Della Sicilia di Filippo Paruta descritta con medaglie parte prima … In Palermo, appresso Gio. Battista Maringo, 1612. 48 A. Fulvio, Illustrium immagines. [Romae, apud Iacobum Mazochium, 1517]. 49 L. Contarini, L' Antiquità, sito, chiese, corpi santi, reliquie et statue di Roma ... In Napoli, appresso Gioseppe Cacchij, 1569. 50 F. Buonarroti, Osservazioni istoriche sopra alcuni medaglioni antichi all'altezza serenissima di Cosimo III Granduca di Toscana. In Roma, nella stamparia di Domenico Antonio Ercole in Parione, 1698. 120 cardinale romano Gaspare Carpegna. Il testo ha le sue origini negli anni 1684 – 1699, trascorsi dal Buonarroti a Roma nella famiglia del cardinale Carpegna, che servì come segretario, conservatore delle collezioni e bibliotecario. Il volume è ricco di tavole calcografiche che illustrano monete; le vignette incise nel corpo del testo rappresentano, invece, gemme, rilievi scultorei e reperti archeologici. Di interesse prettamente antiquario è il De lucernis antiquorum reconditis del Liceti51, ampia dissertazione, corredata da poche immagini, che verte sull’origine, il significato e l’uso delle lucerne nell’antichità; mentre l’opera dello Spanheim, Dissertatio de praestantia et usu numismatum antiquorum52, importante trattato numismatico sulla superiorità e sull’uso delle monete antiche, fu molto stimato già negli ambienti della coeva erudizione antiquaria e ripubblicato più volte con varie aggiunte fino al secolo XVIII. Volume di rilevante pregio artistico è l’opera del francese Perrier, Segmenta nobilium signorum e statuarum53, una raccolta di cento tavole calcografiche realizzate dall’artista Franciscus Perrier. I disegni riproducono statue di divinità e personaggi del mondo classico. Per quanto riguarda, infine, le opere a stampa edite nel ‘700, le cui presenze all’interno del fondo benedettino sono certamente più ricche e variegate, una menzione particolare va fatta almeno per le monumentali opere enciclopediche del Graevius54 e del Gronovius55, che rappresentano una vera e propria summa di quanto era stato pubblicato in precedenza sull’antichità e i suoi monumenti figurati, opere rimaste di riferimento anche per l’erudizione del Settecento, nonostante i numerosi errori e falsi. O ancora, la grande opera sistematica dell’abate benedettino Bernard de Montfaucon56, comprensiva delle antichità non solo greco-romane, ma anche egizie e orientali. Una segnalazione a parte merita, poi, la presenza di ben cinque volumi sulle scoperte di Ercolano57 (quattro tomi sulle pitture e un tomo sui bronzi) facenti parte dell’ambiziosa iniziativa editoriale patrocinata dal re Carlo III di Borbone, dal titolo Le antichità di Ercolano esposte (fig. 11). Carlo III, cui si deve, com’è noto, il forte 51 F. Liceti, De lucernis antiquorum reconditis libb. quatuor … Venetiis, apud Euangelistam Deuch., 1621. 52 E. Spanheim, Dissertatio de praestantia et vsu numismatum antiquorum. [Romae, apud Blasium Deuersin, & Felicem Cesarettum, typis fabij de Falcho, 1664]. 53 F. Perrier, Segmenta nobilium signorum e statuarum. [Romae, 1638.] 54 J. G. Graevius, Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae, Neapolis, Siciliae, Sardiniae, Corsicae, Melitae atque adjacentium terrarum insularumque ... Lugduni Batauorum, excudit Petrus Vander Aa bibliopola, urbis atque Academiae typographus ordinarius, 1704 - [1723], volumi 30; Thesaurus antiquitatum Romanarum … Venetiis, Typis Bartholomaei Javarina, 1732-1737, volumi 12. 55 J. Gronovius, Thesaurus Graecarum antiquitatum ... Venetiis, typis Bartholomaei Javarina, 1732-1737, volumi 13. 56 L'Antiquité expliquée et representée en figures ... par Dom Bernard de Montfaucon, Paris 1722. 57 Le pitture antiche d’Ercolano e contorni incise con qualche spiegazione. Napoli, nella Regia Stamperia, 1757-1779, tomi 4; De’Bronzi di Ercolano e contorni incisi con qualche spiegazione. Tomo primo. Busti. Napoli, nella Regia Stamperia, 1767. 121 impulso agli scavi nelle antiche città di Pompei e Ercolano sepolte dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., aveva affidato il piano dell’opera a quindici letterati napoletani, dal 1755 riuniti nell’Accademia Ercolanense. Inizialmente i volumi delle Antichità d’Ercolano non furono posti in vendita, costituendo piuttosto il dono sontuoso che il re offriva a sovrani e aristocratici. L’opera fu ristampata in seguito in vari paesi europei in edizioni di minore formato e con un apparato illustrativo più modesto, conoscendo più larga diffusione. In tal modo essa contribuì ad alimentare la passione per l’antico e a fornire agli artisti, ai disegnatori e agli architetti un enorme repertorio di idee, forme e motivi decorativi. Infine, sembra interessante registrare la presenza di alcune dissertazioni come quella dello Zuzzeri, D’una antica villa scoperta sul dosso del Tuscolo (Venezia 1746), che rivelano una crescente attenzione per l’archeologia di scavo e le questioni che essa poneva; per arrivare, nella sezione dei volume editi nella prima metà del XIX secolo, a testi che trattano in particolare temi di archeologia catanese, come ad esempio, quelli del Musumeci58. Quella condotta fin qui è solo una rassegna, necessariamente parziale, delle presenze registrate nel fondo antichistico della biblioteca benedettina, appena sufficiente a dare un’idea della varietà e del notevole grado di aggiornamento in essa riscontrabile59. Molti dei volumi sopraelencati erano entrati a far parte anche della collezione libraria privata di Ignazio Paternò Castello, V principe di Biscari (1719- 1786), fautore del Museum Biscarianum, altro significativo episodio collezionistico in ambito siciliano, ma soprattutto esempio di quel “collezionismo internazionale” che caratterizza, in generale, la cultura antiquaria italiana della seconda metà del XVIII secolo60. (G.O.) 4 Strumenti e tecnologie per la digitalizzazione del Fondo benedettino Negli ultimi anni la ricerca sul patrimonio culturale promossa dall’IBAM di Catania si è molto orientata verso tecnologie e metodologie di digitalizzazione del patrimonio storico, archeologico e monumentale. Oltre all’attività di scansione e metadatazione del patrimonio librario, infatti, l’Istituto ha condotto campagne di digitalizzazione di reperti, monumenti e interi complessi archeologici. Queste attività 58 M. Musumeci, Opere archeologiche ed artistiche di Mario Musumeci … [Volume secondo ed ultimo]. Catania, dalle stamperie - R. Ospizio - G. Musumeci Papale - Flli. Giuntini dal 1845 al 1851. 59 Per una valutazione più completa si rimanda alla pubblicazione del catalogo, attualmente in preparazione: S. Pafumi, A. Di Mauro, G. Oliveri, Il Fondo archeologico-antiquario della Biblioteca dei Benedettini di Catania, in c. d. s. 60 [4]. 122 hanno visto l’impiego, da parte dei tecnici specializzati dell’Istituto, di numerose metodologie e tecniche di digitalizzazione, basate su strumentazione di livello professionale. Strumenti come laser scanner61 a tempo di volo o a differenza di fase sono spesso utilizzati nelle attività di ricerca dell’IBAM, sia per il loro grado di affidabilità in termini di resa metrica degli ambienti, sia perché dall’allineamento delle nuvole di punti prodotte dal laser scanner è possibile rilevare fedelmente gli interi contesti archeologici studiati. Da questa procedura il team dell’IBAM è oggi in grado di realizzare un modello preliminare nel quale è possibile calare, attraverso adeguati processi di post-produzione e tramite l’uso di diversi software, modelli 3D ricavati anche da altre tecniche di rilievo, come ad esempio la foto-modellazione. Tra i vantaggi della foto-modellazione, oltre alla velocità d’acquisizione e alla notevole riduzione dei costi, vi è la possibilità di creare modelli 3D di oggetti e reperti di dimensioni contenute62. Nel caso della biblioteca benedettina, lo studio scientifico sui volumi e sui manoscritti della sezione archeologico-antiquaria ha permesso di individuare le caratteristiche del fondo, le note di appartenenza manoscritte e tutte le informazioni fondamentali per il successivo processo di descrizione degli oggetti digitali che confluisce nel processo analitico di metadazione. L’esame preliminare delle tipologie e dello stato di conservazione del patrimonio in oggetto ha rappresentato il presupposto vincolante per la definizione e l’acquisizione della strumentazione adeguata alla digitalizzazione. L'elemento tecnico principale nel progetto “Science & Technology Digital Library” è la piattaforma d'acquisizione, composta principalmente da 2 scanner planetari. A essa si affianca un'adeguata unità di storage (NAS 50 Terabyte in RAID 5), avente lo scopo di immagazzinare, in prima battuta, le scansioni e tutte le 61 Faro Cam2 Focus3D X 130. 62 L’Istituto è oggi impegnato in diverse attività di rilievo 3D e digitalizzazione di importanti contesti archeologici, attraverso l’uso di tecniche miste, come ad esempio la Necropoli di Porta Nocera a Pompei, alcuni ambienti dell’Ex Monastero dei Benedettini di San Nicolò l’Arena di Catania, le cosiddette Terme Achilliane, site sotto il sagrato del duomo di Catania, e il complesso termale dell’antica città romana di Sagalassos in Turchia, risalente al periodo imperiale. Oltre a queste attività, collegate alle ricerche condotte dagli archeologi dell’Istituto in situ, l’IBAM è impegnato in alcune campagne di digitalizzazione di reperti, come le ceramiche e le statuette ritrovate nello scavo di Sagalassos, o come di alcune testimonianze archeologiche, conservate nei magazzini del Museo Civico "Castello Ursino" di Catania e riconducibili al contesto museale benedettino e dunque in vario modo connesso al fondo digitalizzato nell’ambito del progetto “Science & Technology Digital Library”. Attraverso tecniche di foto-modellazione il team del Laboratorio di Archeologia Immersiva e Multimedia (LAIM) dell’IBAM CNR sta inoltre conducendo la digitalizzazione del Grande Plastico di Pompei conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Quest’imponente opera d’arte, di 8 metri per 5, realizzata completamente in sughero, rappresenta, in scala 1:100, l'aspetto della città di Pompei come si presentava nel 1861, anno in cui iniziò la realizzazione del plastico, poi ultimato in più riprese. Esso costituisce un oggetto di eccezionale valore documentale e artistico, pur non essendo aggiornato alle attuali dimensioni dello scavo, in particolare per le decorazioni parietali e pavimentali non più conservate in situ, rese con eccezionale raffinatezza e sorprendente precisione. 123 informazioni correlate. Per il lavoro di post-produzione sulle immagini acquisite è stata, inoltre, necessaria l’acquisizione di workstation dalla potenza adeguata a sostenere il carico di lavoro su immagini ad alta e altissima risoluzione. Il primo scanner planetario (Suprascan Quartz A1 HD prodotto dall’i2S) è in grado di digitalizzare volumi e tavole fino al formato A1 (fig. 12). Si tratta di uno scanner a testata mobile, con piano basculante e lastra di vetro motorizzati, completo di una workstation attraverso cui è possibile gestire interamente tutto il processo di digitalizzazione, dalla creazione del progetto alla risoluzione di problematiche riguardanti la gamma cromatica, la calibrazione delle luci e il trattamento dei riflessi. Gran parte dei vantaggi connessi all’utilizzo di questo particolare scanner deriva dalla camera d’acquisizione in dotazione, corredata di ottica stabilizzata e focus motorizzato e automatico, che si avvale di un sensore CCD trilineare (tre fila di pixel, per riprodurre le componenti blu, verdi e rosse) che permette l’acquisizione dei colori a 24 bit e 8 bit in scala di grigio. Grazie a questo sensore è possibile acquisire immagini con una risoluzione di 600 x 600 dpi reali su formato A1, fino a 800 x 800 dpi su A2 e fino a 1000 x 1000 dpi su formato A3. Il sistema d’illuminazione dello scanner, composto di due corpi luminosi a LED posti sotto il piano visuale dell’operatore, è concepito per eliminare le emissioni di radiazioni UV e IR, in modo da ridurre al minimo possibili rischi in caso di scansione di un volume o di un documento particolarmente delicato. Tale sistema si attiva solamente durante la scansione ed è ottimizzato per eliminare effetti di aberrazioni e bagliori causati da superfici riflettenti. Il software di gestione, caratterizzato da una GUI (Graphical User Interface) molto intuitiva, permette inoltre di impostare la scansione in base a un numero illimitato di frame a ciascuno dei quali è applicabile un output diversificato. Attraverso l’interfaccia grafica, inoltre, è possibile accedere a tutte le opzioni di calibrazione del sensore, del bilanciamento del bianco e delle fonti luminose. Il secondo scanner (Copibook Onix A2 prodotto dall’i2S) utilizzato per la digitalizzazione può acquisire volumi e documenti fino al formato A2 (fig. 13). Questa tipologia di scanner planetario, sebbene presenti caratteristiche simili al primo, si differenzia ovviamente per le dimensioni più contenute e, soprattutto, per una diversa concezione della tecnica di presa. Essa si basa, infatti, sul concetto di testata fissa, concetto affine a strumenti come le fotocamere con stativo, ma ottimizzato per prestazioni più performanti. Esso, pur mantenendo un’altissima qualità standard di acquisizione, si presta, in maniera più versatile, alla scansione digitale di manoscritti e volumi formati da un cospicuo numero di pagine, poiché grazie alla sua conformazione riesce a ridurre notevolmente i tempi di acquisizione. Lo standard qualitativo, fino a una risoluzione interpolata 600x600 dpi nel formato A2, garantisce prestazioni di altissimo livello, seppur qualitativamente leggermente inferiori rispetto allo scanner A1. (S. B.) 124 5 Conclusioni Il museo e la biblioteca dei monaci benedettini del Monastero di San Nicolò l’Arena rappresentano una “realtà integrata” tra le più significative del contesto culturale di Catania nel XVIII secolo63. Nel corso di questi anni è apparso sempre più chiaro che solo una ricognizione sistematica avrebbe potuto fornire un’idea più precisa dei contenuti delle ricche e variegate raccolte benedettine; delle scelte messe in campo e, in generale, del profilo culturale di quei monaci che, nel corso del Settecento, furono i principali protagonisti di una temperie culturale e di una pratica collezionistica particolarmente feconda e profondamente interessata alle antichità e ai suoi monumenti figurati e iscritti. Il fondo antichistico della biblioteca benedettina idealmente ricompattato grazie al progetto di digitalizzazione “Science & Technology Digital Library” promosso dal CNR, si contraddistingue non solo per il particolare pregio di molti dei volumi che ne fanno parte, ma soprattutto per il valore storico-documentario. Numerose e tutte di rilievo, le osservazioni che le operazioni di ricognizione, digitalizzazione e studio, hanno finora reso possibili e per le quali occorre rimandare, per ragioni di spazio, alla pubblicazione completa del catalogo64. La sintesi presentata in questa sede, tuttavia, lascia emergere aspetti peculiari e possibili percorsi interpretativi. La biblioteca dei Benedettini nella prima metà del Settecento si era dotata delle più grandi e complete raccolte sistematiche di opere sul mondo antico, come furono, ad esempio, quelle di Georg Graevius e Pietro Burmanno (edite a Leida tra il 1704 e il 1725 e a Venezia tra il 1732 ed il 1737) e quelle di Jacobus Gronovius (edite a Venezia tra il 1732 ed il 1737), capaci di colmare eventuali lacune esistenti per i secoli precedenti. A queste raccolte antichistiche si aggiungeva l’opera monumentale dell’abate maurino Bernard de Montfaucon (edita a Parigi in seconda edizione nel 1722), che sebbene ancora legata ad un metodo tradizionale di ricerca storico- iconografica, non scevro da errori e fraintendimenti, accordando adesso maggiore importanza all’apparato illustrativo, precorreva l’atteggiamento più rigorosamente scientifico nei confronti dell’antichità che andava diffondendosi in tutta Europa. Similmente, tra i repertori dei musei si registra, da un lato, la presenza del volume del Buonanni (1709) descrittivo del Museum Kircherianum, nota collezione secentesca del padre gesuita Athanasius Kircher, esemplificativa di un certo tipo di collezionismo enciclopedico di vecchia tradizione; ma allo stesso tempo, si rileva anche la precoce presenza di cataloghi di musei già ampiamente specializzati, come ad esempio quello del Museum Cortonense (1750) curato da Francesco Valesio, Anton Francesco Gori e Ridolfino Venuti, esponenti di spicco della cultura romana e toscana, cui si devono, intorno alla metà del XVIII secolo, importanti contributi sulle questioni archeologiche più dibattute al tempo. Significative sul piano delle presenze, ma anche per varietà e qualità, appaiono le opere di contenuto epigrafico e soprattutto 63 Sul significato di “realtà integrata” in riferimento alle forme del collezionismo settecentesco, cfr. [5], pp. 109-111. 64 Cfr. supra, nota n. 14. 125 numismatico, come è dato aspettarsi in considerazione della predilezione tipica dell’erudizione settecentesca per questo tipo di reperti, rivalutati anche come documenti utili alla ricostruzione storica del passato. Altrettanto significativa appare, d’altro canto, l’assenza dei più noti repertori statuari, cui corrispondeva all’interno del museo la scarsa considerazione da parte dei monaci per il collezionismo di statue, specialmente di grandi dimensioni, rivelatosi invece attrattivo per l’altro grande collezionista catanese di questo secolo, Ignazio Paternò Castello di Biscari, che pure era riuscito ad accaparrarsene un ampio lotto sul mercato antiquario romano, proprio grazie alla mediazione del monaco Placido Maria Scammacca. 65 Si è già detto come, in aggiunta alle ricognizioni autoptiche, anche lo spoglio sistematico dei libri contabili del Fondo Benedettino conservato presso l’Archivio di Stato di Catania, stia permettendo di comprendere meglio contenuti e ricchezza del fondo. Purtroppo, molti dei volumi menzionati nelle note di spesa non sono oggi più rintracciabili, ma a prescindere dal fatto che essi siano ancora presenti fisicamente nella biblioteca, importa il fatto che essi furono acquistati. Ciò vale per opere di fondamentale importanza per la storia dell’antiquaria settecentesca che muoveva i primi passi in direzione della nascente scienza archeologica, con un nuovo modo di concepire l’attività documentaria in ambito archeologico. Così, ad esempio, attraverso il regesto dei documenti contabili del monastero apprendiamo che i monaci avevano acquistato nel 1753 il volume Del Palazzo dei Cesari, dell’abate veronese Francesco Bianchini (pubblicato postumo a Verona nel 1738), oggi non più presente, allo stato attuale delle conoscenze, nelle collezioni benedettine66. In generale, emergono chiaramente la ricchezza, varietà, qualità e specializzazione del fondo antichistico, che non rendono ragione dello scarso interesse finora suscitato da questa sezione tematica a vantaggio di altre componenti, specialmente quelle di argomento naturalistico, della biblioteca benedettina. Al contrario, il fondo antichistico dei monaci benedettini si rivela assai utile alla ricostruzione degli interessi dell’antiquaria locale nel Settecento e alla conoscenza più generale del contesto culturale in cui si diffuse il collezionismo di antichità a Catania, culminato con la creazione di due tra i più importanti musei settecenteschi siciliani: quello dei Benedettini e quello dei Biscari. (S.P.) Ringraziamenti Si ringrazia il Direttore dell’Ufficio Sistemi informativi e documentali del CNR, Ing. Maurizio Lancia, per il lavoro di coordimaneto svolto nel corso del progetto “Science & Technology Digital Library” e la dott.ssa Rita Angela Carbonaro, direttrice delle Biblioteche Riunite 65 [4], pp. 71-104; [3]. 66 Archivio di Stato di Catania, Fondo Benedettini, vol. 821, Vacchetta di conti 1752-1755, c. 333r. 126 “Civica e A. Ursino Recupero” di Catania, per la cortese disponibilità e per aver agevolato con ogni mezzo le operazioni di ricognizione dei volumi selezionati per la digitalizzazione. Bibliografia [1] Giarrizzo, G., Pafumi S.: Oggetti, uomini, idee. Percorsi multidisciplinari per la storia del collezionismo. Atti della tavola rotonda, Catania, 4 dicembre 2006, Pisa- Roma (2009) [2] Pafumi, S. (2009b): Un progetto per la storia del museo e delle collezioni dei Padri Benedettini di Catania: problemi, prospettive, primi risultati. In: Oggetti, uomini, idee. Percorsi multidisciplinari per la storia del collezionismo. Atti della tavola rotonda, Catania, 4 dicembre 2006, pp. 139-178, Pisa-Roma (2009) [3] Pafumi, S.: Le collezioni archeologiche dei Benedettini. In: Breve storia del Monastero dei Benedettini di Catania (a cura di F. Mannino), pp. 53-63, Catania (2015) [4] Pafumi, S.: Musaeum Biscarianum. Materiali per lo studio delle collezioni di Ignazio Paternò Castello di Biscari (1719-1786), Catania (2006) [5] Pafumi, S. (2009a): Le antichità del principe di Biscari: scelte e criteri espositivi di un collezionista tra antiquaria e nuova scienza archeologica. In: Oggetti, uomini, idee. Percorsi multidisciplinari per la storia del collezionismo. Atti della tavola rotonda, Catania, 4 dicembre 2006, pp. 87-116, Pisa-Roma (2009) [6] Pafumi, S.: L’antiquaria di Ignazio V di Biscari: il museo come laboratorio. In: Cultura storico antiquaria, politica e società in Italia nell'età moderna, a cura di F. Luise, pp. 39-69, Milano (2012) [7] Giarrizzo, G.: Il caso Biscari. In: Cultura storica, antiquaria, politica e società in Italia nell'età moderna, a cura di Flavia Luise, pp. 88-139 (2012) [8]Momigliano, A.: Ancient history and the antiquarians. In: Contributo alla storia degli studi classici, pp. 67-106, Roma (1955) [9] Rebaudo, L.: Il viaggio in Italia e il metodo antiquario di Jacob Spon. In: Annali della Scuola Superiore di Pisa, Classe di Lettere e Filosofia, quaderni 6, 1998, 111- 138, (2001) [10] Vaiani, E.: Dell’antiquaria e dei suoi metodi. Atti delle giornate di studio. In: Annali della Scuola Normale Superiore, Quaderni, 6, 1998/2, 155-175, (2001) [11] Della Schiava, F.: Per la storia della Basilica Vaticana nel ‘500: una nuova silloge di Tiberio Alfarano a Catania. In: Italia medioevale e umanistica vol. 48, 257-282, (2007) [12] Della Schiava, F.: Il De rebus antiquis memorabilibus di Maffeo Vegio tra i secoli XV-XVII: la ricezione e i testimony. 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